Cupressocyparis Leylandii

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In ogni caso, eccoti alcune informazioni rilevanti sulla pianta del leylandii verde.

Di che pianta stiamo parlando?

Con il termine x Cupressocyparis leylandii ci si riferisce ad un gruppo di piante nate come ibridi di Cupressus macrocarpa (cipresso di Monterey o californiano) e Callitropsis nootkatensis (cipresso di Nootka o del Canada). L’incrocio originale, che ha permesso l’identificazione delle piante, si è verificato casualmente in una tenuta del Galles, per impollinazione anemofila spontanea, portando alla nascita delle prime piante nel 1888.
In questo primo incrocio, la pianta impollinata fu un
cipresso di Nootka e l’impollinante un cipresso di Monterey.
La tenuta, come forse i più avvezzi al mondo della tassonomia arborea hanno potuto immaginare, era posseduta dalla famiglia Leyland, da cui in seguito fu derivato il nome della specie come forma di omaggio.
Il nome del genere è invece una crasi del termine
Cupressus con quello Chamaecyparis, genere nel quale, per un certo periodo, è stato fatto ricadere il cipresso del Canada.
Successivamente, nella stessa tenuta, ma anche in altre, avvennero altri episodi di impollinazione tra queste due specie di conifere, compreso l’evento opposto, ovvero quello avente
cipresso californiano come pianta madre e cipresso del Canada come impollinatore. Il primo ibrido accreditato in tal senso è datato 1911 ed è stato scoperto sempre nella tenuta Leyland.
I numerosi eventi di ibridazione intervenuti nel tempo e nei vari luoghi ove le due specie genitrici di leylandii hanno avuto modo di convivere, sottolinea l’elevata compatibilità e la comune ascendenza delle specie progenitrici del leylandii, che in natura non si mescolano, oramai è chiaro, soltanto per motivi di separazione geografica.

Ha altri nomi?

La pianta di leylandi, essendo molto diffusa ed usata, ha veramente molti nomi comuni, spesso può capitare di leggere ad esempio la volgarizzazione leilandi, ma parlando con i non addetti ai lavori sono comuni anche i termini come: pinetti, cipressi da siepe, cipressina, nonché il generico siepe verde e molte altre varianti e storpiature dei medesimi.

Perché d’innesto?

Un incrocio ottenuto in Galles tra una pianta californiana ed una canadese non è già una pianta abbastanza internazionale? C’è davvero bisogno di attaccarla per innesto ad un cipresso toscano e complicarla ulteriormente?
La risposta è: sì, ma non è fatto tanto per aggiungere un ulteriore ingrediente, quanto per un motivo ben preciso.
Si deve partire da una premessa: quando l’uomo usa una pianta, non è detto che la usi nel modo in cui la pianta vorrebbe essere usata. Abusando un po’ di un certo tipo di terminologia finalistica, lo scopo di una pianta e crescere bene nell’ambiente dove nasce e riprodursi, mentre al giardiniere, di questi obbiettivi non interessa molto.
Il leylandi, in quest’ottica biologica, nasce come un organismo già fallito, essendo una pianta sterile. Quantunque non lo fosse, studi del 2011 dicono che alcuni individui potrebbero effettivamente non esserlo, non sarebbe comunque la pianta più efficace del mondo in quanto, il suo folto fogliame, cresce in maniera talmente densa da far si che la pianta possa adombrare anche se stessa, impedendo la fotosintesi alle parti più interne della propria chioma e rendendo vano l’investimento biologico relativo alla vigorosa crescita della medesima.
Questi cattivi adattamenti, negativi per la pianta da un punto di vista biologico, sono però il motivo del successo commerciale dei cipressi da siepe: l’effetto muro verde è infatti tanto inefficiente in natura quanto desiderato dall’uomo, che con queste piante riesce ad ottenere una copertura impenetrabile, perfetta per delimitare proprietà ed interrompere le linee di vista.
Così come le piante non risultano equilibrate nella densità rameale, non lo sono però neanche nello sviluppo radicale. Il tipo di radici che le piante producono spontaneamente non è molto profondo se paragonato alle dimensioni della chioma e queste tendono inoltre ad avere uno sviluppo prevalentemente orizzontale. Non a caso, gran parte dei leylandii originali, nati nei primi del novecento, sono stati abbattuti negli anni dal vento.
Per ovviare a tale problema, molto grave nel caso della realizzazione di siepi, si usa il cipresso mediterraneo come portainnesto. Quest’ultimo, venendo da ambienti aridi, tende a creare apparati radicali profondi, con un volume pari a circa sei volte quello della chioma aerea, garantendo ai leilandii un solido ancoraggio al suolo

 

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